Dopo ben tre rinvii anche l’Italia recepirà questa normativa europea risalente al 2003, portando novità e cambiamenti per tutti gli attori coinvolti nella filiera: produttori, distributori, consumatori e Comuni.
Si tratta, come definizione dal decreto, di «apparecchiature che dipendono per un corretto funzionamento da correnti elettriche o da campi elettromagnetici […] progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1.000 volt per la corrente alternata e a 1.500 volt per la corrente continua».
Ricadono quindi in questo ambito di applicazione, ad esempio, computer, grandi e piccoli elettrodomestici, condizionatori, luci.
Un campo d’azione piuttosto vasto, che produce rifiuti pari a 14 kg all’anno per abitante con ritmi di crescita del 3-4%.
Attualmente il reimpiego di tali materiali si ferma ad 1,15 kg per abitante (67 mila tonnellate) e l’obiettivo del decreto è raggiungere i 4 kg entro il 2008, facendo uscire 240 mila tonnellate di rifiuti pericolosi dalle discariche tramite recupero, reimpiego o riciclo.
Questi apparecchi infatti, pur rappresentando un piccolo volume rispetto al complesso dei rifiuti, sono tra i più inquinanti e pericolosi per l’ambiente, essendo costituiti anche da materiali pericolosi e difficili da trattare, come cfc, cadmio e mercurio.
Erano infatti gli unici soggetti che, pur senza alcun obbligo di raccolta differenziata, dovevano occuparsi di questa tipologia di rifiuti.
Il loro costo smetterà quindi di incidere sulla Comunità, tramite tassa o tariffa per i rifiuti urbani, andando ad attingere risorse solo da chi acquista questo genere di prodotti.
Secondo le ultime stime dell’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente) smaltire 107 mila tonnellate di RAEE costa ogni anno circa 77 milioni di euro, che si staccheranno da TARSU o TIA per permettere il miglioramento dei servizi o una sua rimodulazione.
I consumatori, che fino ad oggi erano obbligati a portare i propri RAEE presso le eco-piazzole comunali, potranno così gratuitamente lasciare il rifiuto ai distributori, nel caso di nuovo acquisto.
Per loro ci sarà un nuovo costo, che i produttori sceglieranno se inglobare nel prezzo finale o renderlo separato applicando la cosiddetta visible fee.
La spesa per la gestione dei rifiuti verrà infatti girata ai consumatori, con importi che variano prevalentemente in base al peso.
Il costo medio sarà di 3,5 centesimi di euro per kg.
I RAEE, infatti, saranno portati dai cittadini o dai distributori alle eco-piazzole e da lì prelevati periodicamente da sistemi collettivi o consorzi dei produttori che li trasferiranno presso i centri di trattamento.
Mentre i centri di trattamento dei rifiuti, circa una decina, soddisfano le necessità anche grazie ad iniziative di imprenditori privati, le eco-piazzole sono arrivate solo al 40% della copertura necessaria, calcolata in un migliaio di aree, in media una ogni 8 Comuni.
Il riciclo ed il riuso dei RAEE non deve essere però visto esclusivamente come costo.
Questi apparecchi sono infatti costituiti da materiali inquinanti ma in alcuni casi anche preziosi.
Molte componenti sono realizzate in oro puro, che si può recuperare senza troppe difficoltà.
Inoltre, il valore di queste Materie Prime Seconde cresce nel tempo e molte aziende hanno criticato il ritardo dell’Italia perché attendono con ansia di poter raggiungere volumi tali da poter generare profitto dal riciclaggio.
Una guida completa è disponibile presso sito del Registro AEE.
Per realizzare il progetto immaginato dall’Unione Europea tutti sono chiamati a recitare attivamente il proprio ruolo, per raggiungere o, ancora meglio, superare l’obiettivo delle 240 mila tonnellate di rifiuti pericolosi riciclati.
Cosa fare in concreto
L’obbligo al quale è necessario adempiere al più presto, e comunque entro il 18 febbraio 2008, è l’iscrizione da parte dei PRODUTTORI al registro nazionale dei soggetti obbligati al trattamento RAEE, istituito presso la Camera di Commercio.
L’iscrizione può avvenire esclusivamente per via telematica e, nel caso di produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche destinate a nuclei domestici è obbligatoria la preventiva iscrizione ad un Consorzio.
La mancata iscrizione, a carico solo ed esclusivamente dei cosiddetti produttori, impedisce di fatto la commercializzazione delle apparecchiature; per gli inadempienti è prevista una sanzione da trenta mila a cento mila euro.
Info:
Ufficio Categorie tel. 041 5299270