AEE: COME SMALTIRE RIFIUTI ELETTRONICI

08 Feb 2008
Con l’entrata in vigore nel 2008 del decreto 151, la gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici non sarà più competenza esclusiva dei Comuni.
Dopo ben tre rinvii anche l’Italia recepirà questa normativa europea risalente al 2003, portando novità e cambiamenti per tutti gli attori coinvolti nella filiera: produttori, distributori, consumatori e Comuni.

 

Cosa sono i RAEE
Per prima cosa è utile capire bene quali sono gli strumenti ed i macchinari dei  quali  si  occupa  questa  normativa.
Si tratta, come definizione dal decreto, di «apparecchiature che dipendono per un corretto funzionamento da correnti elettriche o da campi elettromagnetici […] progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1.000 volt per la corrente alternata e  a 1.500 volt per la corrente continua».
Ricadono quindi in questo ambito di  applicazione, ad esempio, computer, grandi e piccoli elettrodomestici, condizionatori, luci.
Un  campo  d’azione  piuttosto  vasto,  che produce rifiuti pari a 14 kg all’anno per abitante con ritmi di crescita del 3-4%.

Attualmente il reimpiego di tali materiali si ferma ad 1,15 kg per abitante (67  mila  tonnellate) e l’obiettivo del decreto è raggiungere i 4 kg entro il  2008,  facendo  uscire  240 mila tonnellate di rifiuti pericolosi dalle discariche   tramite  recupero,  reimpiego  o  riciclo.
Questi  apparecchi infatti,  pur  rappresentando  un  piccolo volume rispetto al complesso dei rifiuti,  sono  tra  i  più inquinanti e pericolosi per l’ambiente, essendo costituiti anche da materiali pericolosi e difficili da trattare, come cfc, cadmio e mercurio.

Cosa cambia con la nuova normativaI  Comuni  sono  stati  i  primi  a  spingere  ed  incoraggiare  il Governo nell’adozione di questo decreto.
Erano  infatti  gli unici soggetti che, pur senza alcun obbligo di raccolta differenziata,  dovevano  occuparsi di questa tipologia di rifiuti.
Il loro costo  smetterà  quindi di incidere sulla Comunità, tramite tassa o tariffa per  i  rifiuti  urbani,  andando ad attingere risorse solo da chi acquista questo  genere  di prodotti.
Secondo le ultime stime dell’APAT (Agenzia per la  Protezione  dell’Ambiente)  smaltire  107 mila tonnellate di RAEE costa ogni  anno circa 77 milioni di euro, che si staccheranno da TARSU o TIA per permettere il miglioramento dei servizi o una sua rimodulazione.

I  consumatori,  che  fino  ad oggi erano obbligati a portare i propri RAEE presso  le  eco-piazzole  comunali, potranno così gratuitamente lasciare il rifiuto ai distributori, nel caso di nuovo acquisto.
Per loro ci sarà un nuovo costo, che i produttori sceglieranno se inglobare nel prezzo finale o renderlo  separato  applicando  la  cosiddetta visible fee.
La spesa per la gestione  dei  rifiuti verrà infatti girata ai consumatori, con importi che variano  prevalentemente  in  base  al  peso.
Il  costo  medio sarà di 3,5 centesimi  di  euro  per  kg.

Ad  esempio,  un  frigorifero  comporterà un contributo di circa 13 €, un condizionatore di 4 €, un monitor di 3 €.
L’economia dell’ecologiaIl  grande  vulnus  di  questo progetto è oggi rappresentato dagli spazi.
I RAEE,  infatti,  saranno  portati  dai  cittadini  o  dai distributori alle eco-piazzole  e  da  lì  prelevati  periodicamente  da sistemi collettivi o consorzi   dei   produttori   che  li  trasferiranno  presso  i  centri  di trattamento.
Mentre i centri di trattamento dei rifiuti, circa una decina, soddisfano le necessità anche grazie ad iniziative di imprenditori privati, le  eco-piazzole  sono  arrivate  solo  al  40% della copertura necessaria, calcolata in un migliaio di aree, in media una ogni 8 Comuni.
Il riciclo ed il riuso dei RAEE non deve essere però visto esclusivamente come   costo.
Questi  apparecchi  sono  infatti  costituiti  da  materiali inquinanti  ma  in  alcuni  casi  anche  preziosi.
Molte  componenti  sono realizzate  in  oro  puro, che si può recuperare senza troppe difficoltà.
Inoltre, il valore di queste Materie Prime Seconde cresce nel tempo e molte aziende  hanno  criticato il ritardo dell’Italia perché attendono con ansia di poter raggiungere  volumi  tali  da  poter  generare  profitto  dal riciclaggio.

Una  guida  completa  è  disponibile  presso  sito  del  Registro  AEE.
Per realizzare il progetto immaginato dall’Unione Europea tutti sono chiamati a recitare  attivamente  il  proprio ruolo, per raggiungere o, ancora meglio, superare  l’obiettivo  delle  240  mila  tonnellate  di  rifiuti pericolosi riciclati.

Cosa fare in concreto

L’obbligo  al  quale è necessario adempiere al più presto, e comunque entro il  18  febbraio  2008,  è l’iscrizione da parte dei PRODUTTORI al registro nazionale  dei  soggetti obbligati al trattamento RAEE, istituito presso la Camera  di  Commercio.
L’iscrizione  può  avvenire  esclusivamente per via telematica  e,  nel  caso  di  produzione  di apparecchiature elettriche ed elettroniche destinate  a  nuclei  domestici è obbligatoria la preventiva iscrizione ad  un Consorzio.
La  mancata  iscrizione,  a carico solo ed esclusivamente  dei  cosiddetti  produttori,  impedisce di  fatto  la commercializzazione delle apparecchiature; per gli inadempienti  è prevista una sanzione da trenta mila a cento mila euro.

 

Info:

Ufficio Categorie tel. 041 5299270