É stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Ristori (qui trovate l’allegato).
In base al codice ATECO, solo per il 15% di tutte le imprese potenzialmente danneggiate sono previsti ristori.
Approdato in Gazzetta Ufficiale il decreto cosiddetto ristori, contiene ulteriori misure la tutelare della salute, per sostenere i settori produttivi colpiti dall’emergenza Covid.
Presentiamo solo oggi le misure del DPCM RISTORI la cui firma effettiva è avvenuta pochissimi giorni fa .
Le Associazioni dei piccoli imprenditori, Confartigianato in testa, fino all’ultimo momento hanno cercato di introdurre modifiche all’allegato 1 che prevede infatti il ritorno dei codici ATECO. Un sistema che abbiamo criticato aspramente la scorsa primavera perché in diversi casi dà luogo a discriminazioni tra situazioni molto simili: tra gli esclusi dai contributi erogati dal governo, per un ammontare complessivo di 5,4 miliardi, troviamo ad esempio tutte le imprese che svolgono l’attività senza somministrazione, in pratica tutto l’artigianato della ristorazione: pizzerie a taglio, gastronomie, rosticcerie, piadinerie, non sono ammesse ai contributi, nonostante stiano accusando da tempo vistosi cali di fatturato.
Ci sono poi molti settori che subiranno un effetto “collaterale” dalle chiusure serali di bar e ristoranti. Si tratta della filiera della produzione alimentare artigiana: dai panifici ai pastifici alle pasticcerie. Ma non solo. Anche aziende del trasporto merci, lavanderie e delle pulizie, a cui vanno aggiunte tutte le imprese legate alle cerimonie come fotografi, sarti etc.
Resta ancora drammaticamente sullo sfondo, purtroppo, il fatto che tutto l’artigianato, anche quello non legato al settore della produzione alimentare, legato però alla filiera del turismo, è in gravissima sofferenza, spesso in misura anche maggiore rispetto agli stessi settori che oggi possono ricevere questi sussidi.
Per questo l’impegno di Confartigianato Venezia e di tutte le Associazioni artigiane continua incessante, soprattutto a livello nazionale, perchè è a Roma dove si gioca la vera partita.
Noi riteniamo che il denaro oggi impegnato in sussidi poco incisivi, anche se doverosi, avrebbe dispiegato la sua forza di contrasto al Coronavirus certamente in misura maggiore se fosse stato impiegato ben prima per il potenziamento preventivo dei trasporti pubblici e nel far rispettare con rigore le misure che puniscano i comportamenti scorretti di singoli cittadini e di operatori, anziché fermare in modo casuale, generalizzato e incomprensibile solo alcune attività.
Non possiamo passivamente accettare le chiusure laddove c’è stata un’applicazione scrupolosa delle misure imposte dai protocolli di sicurezza e dove è stato verificato che il rischio Covid è sotto controllo.
Ogni misura presa ha un conto da pagare e il prezzo oggi rischia di essere altissimo per tutte le imprese artigiane, nessuna eslcusa.
In allegato il testo del decreto e nostra documentazione di sintesi di guida alla lettura per coloro che volesse approfondire.
Di seguito, la principale misura del provvedimento, quella dei contributi a fondo perduto:
I contributi a fondo perduto arriveranno con erogazione automatica sul conto corrente. Nel Decreto è prevista la suddivisione dei beneficiari per categorie. In base all’attività, il contributo varia dal 100% al 400%, fino ad un massimo di 150.000 euro.
Possono fare domanda anche le imprese che non ne hanno usufruito nei mesi precedenti; tra i beneficiari ci sono anche le imprese che fatturano oltre 5 milioni di euro all’anno, con un ristoro pari al 10% da calcolare sulla perdita di fatturato.
I contributi a fondo perduto sono previsti nella misura del:
– 100% per gelaterie, pasticcerie e bar senza cucina;
– 200% per ristorazione, aziende agricole e strutture alberghiere;
– 200% per catering, piscine, palestre, teatri e cinema;
– 400% per discoteche, sale da ballo e simili.
Non possono accedere al ristoro i soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 25 Ottobre 2020.