#CORONAVIRUSMINUTOPERMINUTO – DECRETO RISTORI 28 OTTOBRE 2020

É stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Ristori (qui trovate l’allegato).

In  base al codice ATECO, solo per il 15% di tutte le imprese potenzialmente danneggiate sono previsti ristori.


Approdato  in  Gazzetta Ufficiale il decreto cosiddetto ristori, contiene ulteriori misure la tutelare della salute, per sostenere i settori produttivi colpiti dall’emergenza Covid.

Presentiamo  solo  oggi le misure del DPCM RISTORI la cui firma effettiva è avvenuta pochissimi giorni fa .

Le  Associazioni  dei  piccoli imprenditori, Confartigianato in testa, fino all’ultimo  momento  hanno  cercato di introdurre modifiche all’allegato 1 che  prevede  infatti  il  ritorno dei codici ATECO. Un sistema che abbiamo criticato  aspramente la scorsa primavera perché in diversi casi dà luogo a discriminazioni tra situazioni molto simili: tra gli esclusi dai contributi erogati dal governo, per un ammontare complessivo di 5,4 miliardi, troviamo ad esempio tutte le imprese che svolgono l’attività senza somministrazione, in  pratica  tutto  l’artigianato  della  ristorazione:  pizzerie a taglio, gastronomie,  rosticcerie,  piadinerie,  non  sono  ammesse  ai  contributi, nonostante stiano accusando da tempo vistosi cali di fatturato.

Ci  sono  poi  molti  settori  che subiranno un effetto “collaterale” dalle chiusure  serali  di  bar  e  ristoranti.  Si  tratta  della  filiera della produzione   alimentare   artigiana: dai   panifici   ai  pastifici  alle pasticcerie.  Ma  non solo. Anche aziende del trasporto merci, lavanderie e delle  pulizie, a cui vanno aggiunte tutte le imprese legate alle cerimonie come fotografi, sarti etc.

Resta  ancora  drammaticamente  sullo sfondo, purtroppo, il fatto che tutto l’artigianato,   anche  quello  non  legato  al  settore  della  produzione alimentare,  legato  però  alla  filiera  del  turismo,   è  in  gravissima sofferenza,  spesso  in  misura anche maggiore rispetto agli stessi settori che  oggi possono ricevere questi sussidi.

Per questo l’impegno di Confartigianato Venezia e di tutte le  Associazioni artigiane continua incessante, soprattutto a livello nazionale, perchè è a Roma dove si gioca la vera partita.

Noi  riteniamo  che  il  denaro oggi impegnato in sussidi poco incisivi,  anche  se doverosi, avrebbe dispiegato la sua forza di contrasto al  Coronavirus certamente in misura maggiore se fosse stato impiegato ben prima  per  il  potenziamento  preventivo  dei trasporti pubblici e nel far rispettare  con rigore le misure che puniscano i comportamenti scorretti di singoli  cittadini  e  di  operatori,  anziché  fermare  in  modo  casuale, generalizzato e incomprensibile solo alcune attività.

Non   possiamo   passivamente  accettare  le  chiusure  laddove  c’è  stata un’applicazione scrupolosa delle misure imposte dai protocolli di sicurezza e dove è stato verificato che il rischio Covid è sotto controllo.

Ogni  misura presa ha un conto da pagare e il prezzo oggi rischia di essere altissimo per tutte le imprese artigiane, nessuna eslcusa.

In  allegato  il  testo  del  decreto e nostra documentazione di sintesi di guida alla lettura per coloro che volesse approfondire.

Di  seguito, la principale misura del provvedimento, quella dei contributi a fondo perduto:

I  contributi  a  fondo  perduto  arriveranno con erogazione automatica sul conto  corrente. Nel Decreto è prevista la suddivisione dei beneficiari per categorie. In  base  all’attività,  il  contributo  varia dal 100% al 400%, fino ad un massimo di 150.000 euro.
Possono  fare  domanda anche le imprese che non ne hanno usufruito nei mesi precedenti;  tra i beneficiari ci sono anche le imprese che fatturano oltre 5  milioni  di euro all’anno, con un ristoro pari al 10% da calcolare sulla perdita di fatturato.

I contributi a fondo perduto sono previsti nella misura del:
– 100% per gelaterie, pasticcerie e bar senza cucina;
– 200% per ristorazione, aziende agricole e strutture alberghiere;
– 200% per catering, piscine, palestre, teatri e cinema;
– 400% per discoteche, sale da ballo e simili.


Non  possono  accedere  al ristoro i soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 25 Ottobre 2020.